sabato 24 maggio 2008

Regione: Sul "lodo" Formica svanisce la giunta

Mario Cavaleri-Gazzetta del Sud
E' stata un'altra giornata che si ricorderà: il tempo di trovare un minimo d'intesa ed eleggere Cascio alla presidenza dell'Ars, e tutto si è frantumato in un crescendo di lacerazioni e di soffocanti ingerenze romane, capaci di cancellare d'un colpo quell' anelito di autonomia che sembrava farsi spazio nella nuova pagina politica siciliana.
Col passare delle ore si è sprofondati nel più grigio rituale delle logiche partitiche, in quel pantano da cui è impossibile risollevarsi, aggravato dalla protervia di chi fa coriandoli dei deliberati assembleari, dei documenti approvati all'unanimità, della volontà di singoli deputati.
La sofferta lista degli assessori, che doveva essere pronta a mezzogiorno ("un minuto dopo l'elezione del presidente Ars") non c'è. Rinviata di ora in ora non è venuta fuori neppure a notte. Lombardo costretto a non procedere oltre da una serie di pressioni che sono diventati veri diktat di provenienza romana e diretti al coordinatore regionale di Alleanza nazionale Giuseppe Scalia; quest'ultimo stretto tra "l'incudine" (del documento firmato all'unanimità dai dodici deputati del gruppo Ars) e il "martello" del reggente nazionale Ignazio La Russa (perentorio nel suo "no" a una decisione non avallata dal centro); Forza Italia allo sbando perché ancora senza un coordinamento (ne è prova la prima bocciatura di Cascio) mentre l'intesa sugli assessori ha evidenziato il problema di tre designati (Giulia Adamo, Michele Cimino e Titti Bufardeci) tutti vicini al sottosegretario Gianfranco Micciché e per giunta con squilibri territoriali perché figurerebbero tre assessori siracusani a scapito di altre province; l'Udc alle prese col caso Nino Dina (da sostituire col magistrato Giovanni Ilarda ?).
L'elenco delle questioni potrebbe continuare ed è confermato dal frenetico e convulso susseguirsi di incontri, di dichiarazioni di fuoco, di minacce di costituzione di un nuovo gruppo che sfalderebbe sul nascere la già compromessa convivenza nel Pdl.
Non è prevalsa l'identità della politica siciliana. Segnatamente nel Gruppo di Alleanza nazionale (che all'unanimità aveva respinto il reiterato tentativo del vertice romano di imporre un proprio "assessore" in barba ai deliberati dei dodici deputati regionali) è stato fatto di tutto per difendere la scelta del messinese Formica(nella foto). Ma a smentirne l'efficacia, circolavano voci di interventi personali del reggente La Russa, non più di tifo in favore dell'imprenditore catanese Angelo Sicali inizialmente indicato come assessore, ma di "commissariamento" non si sa bene di cosa. Un'ostilità bocciata dallo stesso neo presidente Ars, Cascio il quale in serata dando per scontato l'esito favorevole della giunta dichiarava: «Chi prende 23 mila voti come Formica merita di entrare in giunta: sono un politico e rispetto le regole della politica»
Scalia incollato al telefonino e prigioniero della volontà unanime del gruppo dei dodici deputati all'Ars che non gli lasciavano più alcun margine di manovra («i nomi da proporre al presidente Lombardo sono due: Santi Formica e Salvo Caputo») alla fine si è rifugiato sui "supplementari" per una valutazione anche su deleghe e altro.
Tutto rinviato a oggi. Ma non è detto che sia la giornata risolutiva: il week end potrebbe suggerire altre meditazioni domenicali. A meno che Lombardo, stanco di farsi trascinare in questa melina non attivi le prerogative che lo Statuto gli riconosce e prenda autonomamente le sue decisioni. In autonomia, appunto.