sabato 5 aprile 2008

Elezioni e ricorsi: 32 milioni e mezzo di schede da distruggere e ristampare

L' Avvocatura dello Stato in Cassazione contro il Consiglio di Stato; il dc Giuseppe Pizza al Tar del Lazio contro il Viminale e, come se non bastasse, l' Avvocatura dello Stato contro il Tar dell'Abruzzo, sempre in Cassazione: sulla decisione del Consiglio di Stato di riammettere la Dc di Giuseppe Pizza alle elezioni politiche del 13 e del 14 aprile è guerra di ricorsi.
Il giorno decisivo sarà l'8 aprile: si riuniranno sia le sezioni unite civili della Cassazione ed esamineranno tre ricorsi dell'Avvocatura dello Stato sia il Tar del Lazio per decidere nel merito sul ricorso del dc Pizza. Nell'attesa il Viminale è in fibrillazione: il rischio, tra l'altro, di mandare al macero oltre 32 milioni e mezzo di schede comunque si risolvano i contenziosi giudiziari.
La Dc di Pizza si è presentata al Senato in 12 regioni - Sicilia, Calabria, Puglia, Campania, Abruzzo, Molise, Lazio, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Liguria e Sardegna - dove gli elettori sono appunto circa 32 milioni e mezzo (complessivamente gli elettori al Senato sono circa 43 milioni e alla Camera circa 47 milioni). E questo sarà il numero delle schede che dovranno essere distrutte e ristampate.
C'é anche il problema degli elettori all'estero, nell'insieme circa tre milioni, tra i quali i militari in missione, i diplomatici e ricercatori e professori universitari. Pizza non si è presentato nella circoscrizione estero, ma chi si trova temporaneamente fuori Italia dovrà votare con schede contenenti il simbolo riammesso. Tra questi elettori diversi hanno già votato e rispedito il plico e dunque la soluzione si preannuncia difficile. L'Avvocatura dello Stato sostiene che è una procedura in corso e che non si può fermare, ma Pizza non molla e lancia una specie di ultimatum, appellandosi al presidente Napolitano e al ministro Amato: chiudere la vicenda entro le 14 di oggi, pena la minaccia di uno slittamento delle elezioni con il ricorso al giudice amministrativo per una esecuzione coattiva. D'altronde il nodo dell'intera gigantesca querelle risiede proprio nel chiarire se la giustizia amministrativa abbia competenza ad occuparsi di questioni elettorale.
Da SiciliaInformazioni